domenica 25 aprile 2010

Ella

Il suo nome era Esmeralda De Vir, nata il primo giorno del quarto mese dell'anno 40976 vicino ad Ecbatana, nella regione della Perside alta. Una bimba solare, dolce, gentile, sempre sorridente, dai fluenti boccoli biondi e dagli occhi color cobalto; ella era la felicità della sua famiglia, che son smetteva di coccolarla come una principessa. L'infanzia di Esmeralda fu un susseguirsi di felici e fausti giorni, di gioie, di scherzi, di giochi. Solo il fratello Wilson De Vir cerdeva di vedere ogni tanto, fuggevolmente, qualcosa tremare dietro i dolci occhioni blu di Esmeralda.

Esmeralda sperimentò il suo primo incubo la notte del suo quarto compleanno. Tutto era confuso e indefinito, a parte un vento caldo e torrido che le arrossava la pelle, accendendola di un calore implacabile ed una canzone, dissonante e portatrice di presagi, bisbisli, sussurri, gemiti; l'urlo del risveglio le morì in gola nel momento in cui, destandosi di soprassalto, pensò di aver bagnato il letto per la paura. Lei era una signorina, non una bambina piccola! Guardando invece le lenzuola, scoprì con orrore di averle macchiate con il proprio sangue. Strappò le lenzuola dal letto, ne prese altre dalla lavanderia e le cambiò come meglio poté; quel giorno stesso, dopo averle infilate e nascoste nel suo biciclettino, le bruciò in un luogo deserto. Il fumo salì vino alle nubi, e si disperse tra le vette dell'Elam.

Ecbatana Gazette, 04-IV-40984, pagina 21
"...nulla di certo a parte l'unica vittima, Geraldine De Vir, una delle donne più pittoresche della provincia di Ecbatana con i suoi 108 anni. Geraldine viveva in solitudine alle pendici delle montagne che circondano il capoluogo, in una baita di tronchi di legno priva di elettricità ed acqua corrente, ma produceva oggetti intagliati e statuette in legno e pietra tra i più pregiati, molto ambiti dai collezionisti della zona. Con lei si spegne una tradizione che i figli, nipoti e pronipoti non hanno voluto continuare, preferendo seguire il ramo paterno della famiglia votato all'agricoltura ed alla pastorizia. La donna lascia due nipoti, due pronipoti e due trisnipoti."

Esmeralda si svegliò urlando in quella notte: il volto della nonna galleggiava a pochi passi dal suo, digrignando i denti in una smorfia orribile. Le sue labbra si agitavano inquiete, ma non venivano articolate parole e l'unico suono in quella notte di terrore era il sospiro del vento caldo che scendeva dai monti dell'Elam; quel vento portava morte e sciagure, fuoco e morte, ed in un momento le lenzuola della bambina cominciarono a fumigare. Fuori pioveva: Esmeralda strappò le lenzuola dal letto e le gettò dalla finestra, ma la pioggia non le spense. Ella le guardò fino a che di esse non rimase che cenere, che il vento trasportò ad est.

Quanto la sorellina era un esempio di luce, tanto Wilson in quei giorni era l'incarnazione della tetrezza e della cupitudine. Wilson De Vir frequentava in quell'estate assolata e ventosa dell'anno 40988 una compagnia di personaggi poco rassicuranti, il più oscuro e inquietante dei quali si presentava con l'altisonante e bislacco titolo di "Capitan Banano". Capitan Banano e la sua cricca avevano contribuito non poco a plasmare il carattere di Wilson, trascinandolo in non meglio precisati rituali di iniziazione dall'aspetto e dai tratti più burleschi che preoccupanti; ciò nonostante, nel momento in cui dichiararono di desiderare del sangue di vergine per suggellare una sorta di contratto con Lord Bananeiro - in effetti un'invenzione che avrebbe fatto ridere un Inquisitore, figuriamoci un Arbites o una semplice Guardia cittadina - Wilson portò con sé la sorellina per adempiere al patto.

Ectabana Gazette, 03-IV-40988, pagina 3
"...lasciando spazio alle più macabre macchinazioni. I quattro cadaveri, nudi ed inchiodati come crocifissi alle travi del granaio, avevano i genitali recisi a morsi, pare di un grosso felino; i macabri trofei erano stati infilati in bocca alle vittime, e sulla loro fronte era stata incisa (segni di unghie, questa volta) una grottesca B. Sul petto di ognuno, marchiata a fuoco, la scritta "Sacrilego". Al momento le ricerche degli Arbrites e dell'Inquisizione non hanno portato a risultati apprezzabili: pare che nessuna traccia di entità soprannaturale sia stata rilevata né prima né dopo nei paraggi dell'abitazione abbandonata dove sono stati ritrovati i corpi, e a questo punto le autorità stanno riflettendo se l'opera di questo atroce delitto sia da attribuirsi ad uno squilibrato. Le ricerche di indizi nella zona non hanno riportato a tracce percorribili, ma si suppone che i quattro giovani, tutti appartenenti a famiglie benestanti ed in vista della zona, praticassero 'giochi' poco puliti; si stanno infatti seguendo piste relative ad una serie di violenze, percosse, stupri perpetrati ai danni di persone di bassa condizione sociale, su ragazze sole, su vagabondi..."

Mi sono svegliata con un mal di testa fastidioso e pulsante, che colorava il mondo di una cappa scura ed opprimente; i miei genitori continuano a chiedermi come mai sono così taciturna e scontrosa, ed ho un bel daffare a spiegar loro che è tutta colpa di questa emicrania. Mio fratello Wilson oggi è più assente del solito: il terribile trauma che ha subito quattro anni fa - oggi è l'anniversario di quell'orribile delitto, tuttora irrisolto, nel quale hanno perso la vita alcuni dei suoi più cari amici - sembrava dimenticato ed anche la sua normale abulìa pareva averlo abbandonato, ma oggi pare particolarmente spento ed appassito. Del resto neanch'io sono in forma, quindi forse è solo il riflesso del mio malessere. Oggi mi ha promesso che mi accompagnerà in città per comprarmi un regalo: del resto, anche se non lo dimostro, domani è il mio sedicesimo compleanno e sono enormemente felice! In autunno mi trasferirò definitivamente ad Ectabana, al dormitorio delle Nostre Sorelle dell'Imperatore, e frequenterò il Collegio dei Legislatori; voglio quindi ricordare l'estate che sta arrivando come un momento di transizione, di cambiamenti, di novità. Forse riuscirò, per il mio compleanno, a convincere Wilson a portarmi a ballare: ora che ho sedici anni, credo di poter restare fuori fino a dopo mezzanotte!

Ecbatana Gazette, 01-IV-40992, pagina 27
"...La ragazza, figlia di un'agiata famiglia dell'immediato contorno di Ecbatana, si era trattenuta con il fratello al "Boia Mondo", locale di tendenza dei quartieri alti per festeggiare il suo sedicesimo compleanno. Quasi per scherzo, aveva deciso di farsi tatuare una farfalla su una spalla da uno specialista del settore, che spesso offriva i suoi servigi come extra agli avventori della discoteca in un'ala appositamente dedicata. Askera racconta di aver cominciato il suo lavoro verso mezzanotte, dopo essersi accordato con in fratello di lei - che aveva deciso di regalarle il tatuaggio per il suo compleanno - per un disegno 'elegante, piccolo e poco visibile', e dopo qualche istante di aver scoperto, con orrore, di aver tatuato schiena, braccia e gambe della ragazza con un reticolo inestricabile di rampicanti, popolati di uccelli variopinti, scimmie, un leopardo, serpenti e altri animali della foresta. 'Un capolavoro che nemmeno in un milione di anni sarei riuscito a ripetere', ci disse tra le lacrime. Infatti, il sublime lavoro compiuto sul corpo di E. si trasformò nel giro di qualche ora in un'orribile e diffusa chiazza vermiglia, probabilmente frutto di una violenta reazione allergica. I genitori, in accordo con i tutori del Collegio dei Legislatori e le Sorelle dell'Imperatore, hanno deciso di rimuovere e sostituire la pelle soggetta alla reazione senza aspettare il decorso degli antibiotici, per cancellare 'l'abominio' dal suo corpo. Ricercato per avere informazioni in merito, il fratello W. non è stato ancora rintracciato, e al momento Askera è tenuto sotto osservazione per il fenomeno di trance di cui è stato vittima."



Ella guarda il cielo, in quella serata dell’anno 40999: nessun tumulto nel warp, solo la solita, banale, schietta ordinarietà.

Ella, Geraldine Bananeira Wilson da Montepappone, si appresta a passare un nuovo capodanno in attesa della tanto desiderata tempesta, di cui ormai dispera l’avvento come un turbine purificatore. Per sfuggire il tedio e la noia, Ella decide di seguire alcuni amici, gente simpatica, gente comune, gente con la quale la sua umana e barbara natura poteva esprimersi senza timore: tra una birra ed una gara di rutti la veglia prosegue, là alla tana dell’Umanoide. Bananeira si chiede cosa cercare in questo locale d’infimo rango, dove l’appetito bestiale per lascivia e violenza regna sovrano, bestiale afrore che in effetti solletica quella parte di Ella che rimpiange ancora i suoi tatuaggi, cartavetrati all’ingresso nel College imperiale, ad Ectabana.

Ella uscì dalla Tana quando la solita rissa, più pittoresca del solito vista la serata di gogliardie capodannesche, comincia ad essere troppo rumorosa per il suo udito: gli amici Hassan “pota” Saddad, Andrei e Luke escono con lei, passeggiando quietamente lungo il viale alberato che conduce al parco di Rozzangeles; posto poco raccomandabile, ma Bananeira non si scompone per così poco. E’ così che il gruppo vede una banda di esseri subumani, disgustosi puteolenti e maleolezzanti parodie di uomini crestati abusare di una fanciulla e di un giovane… inutile dire con sesso per la prima e violenza per il secondo. Così diversi sono gli appetiti dei comuni ai suoi occhi rispetto a quelli degli esseri che Ella studia con passione! Quale piacere avere un demone da traviare a sé!

Ovviamente, il gruppo interviene: tutti loro, chi più chi meno, sentono l’impulso irrefrenabile di far esplodere qualche testa come una melagrana matura lanciata contro un muro, o di provare la nuova arma comprata poco prima. Per Bananeira è un brivido alla schiena ad indurla all’azione, il brivido che non si può sedare, il brivido che rende schiavi bestie, uomini e dei. Ella lo sa, è poco incline al combattimento, e la sua balestra per quanto fantascientifica nelle forme pare lo sparafagioli di una sagra di paese: avrebbe fatto più danni lanciando tutta l’arma, invece che sparandone i dardi. Pochi colpi, rumorosi e fastidiosi, di fucile e la strage è compiuta. Bananeira vede sangue, viscere, interiora, cervella sparse sull’asfalto ma tutto si oscura davanti alla bellezza limpida e cristallina della donna che ora giace seminuda ed in singhiozzi ai suoi piedi. Ella la conforta, la consola, provando ribrezzo per il mentecatto che giace mezzo morto e che avrebbe dovuto copulare con la sua mente, e non cercare di entrarle nelle mutande. Che sogno, possederne l’anima, stuprarne il cuore… no, no!

Ella la cinge e la conforta, mentre lei, con patetica e commovente umanità, chiede aiuto a dei guerrieri di professione che giungono poco dopo in elicottero, difensori tardivi ed inopportuni della sua castità… anche se quel servoteschio medico che uno di loro porta con sé per capodanno potrebbe essere un gran regalo. Grazie, ora levatevi dai piedi: la donzella è mia.

Siamo arrivati al momento di separarci: lei mi bacia, quasi sulle labbra. La mia schiena è elettrica, le mie orecchie si infiammano, le mie labbra alitano fuoco, ed è certo che Bananeira non la dimenticherà.

Sera, mattina: una corsa veloce al pronto soccorso SaintPaulonius dopo essersi separata dai suoi allegri compagni, per una rattoppata. Ella neanche si era accorta del colpo subito, finché non vide sangue sulla manetta della sua moto; esce, schiva un cane e cade sui punti appena applicati, dannazione. I cani saranno estinti non appena la tempesta che Ella attende arriverà; poi alla panetteria di Gigi lo Storto, altro appetito umano e barbaro, calzoni con gorgonzola e cipolla che la sua golosità accetta molto volentieri, e poco male se sta appena albeggiando!

Sonno, veglia. Suona il telefono, è un giornalista curioso dell’avventura della scorsa notte; poco male, a Bananeira non dispiace rievocare il dolce calore del corpo della donna, il suo profumo di paura, eccitazione e Campanelle n°8, l’abbandono delle sue membra, il tocco delle sue labbra e l’aspettativa di profanare la sua mente. Certo, Ella sa che la donna è la figlia di una persona importante, il presidente del partito della Luce Imperiale e della regione di Rozzangeles, ma questo è l’aria di una scoreggina in confronto alla tempesta che – sì, ora lo so! – sta per piombare addosso ad Ella. Bananeira, parla, racconta, lascia le sue emozioni sul fondo della voce e fa trasparire solo la sua tranquillità; è doverosamente vaga, ma pensa ai suoi affari, che a Rozzangeles di certo non sono gli stessi che ad Artacoata, e si regala un po’ di pubblicità.

La radio! E’ quel simpatico uomo di DeLarey, bravo a sparare ma decisamente psicotico nelle abitudini: delira di spie, intercettazioni, implora camuffamenti e chiede un appuntamento in panetteria: i bomboloni di poche ore prima gli sono davvero piaciuti.

Sentiamo cosa vuole.


..................

La foresta si aprì intorno a loro, accogliendoli come una vagina umida e torrida. Bananeira, seguendo Mike che si faceva strada, come una sorta di bizzarro Tom Tom della Giungla, menando colpi di machete; l’appuntamento, di lì a sei giorni, con l’elicottero sembrava un miraggio ad ogni momento che passava. Seguire le tracce degli aggressori dell’elicottero della TraumaTeam non era gran che difficile, considerando anche il fatto che sia il Tama che lo Spocchia avevano un olfatto da cane da tartufi per seguire le piste… più o meno; seguiti e fiancheggiati da Mike e Andrew (che come sempre preferiva giocare a nascondino anche se nessuno lo cagava) proseguirono fino alla biforcazione della traccia. Lì passava un sentiero, battuto da ambo le parti, e dopo un breve consulto (Ella fu zittita dall’ennesimo “basta cazzate”, nonostante forse fosse l’unica a poter intuire le fluttuazioni del Warp e l’andamento degli avvenimenti) si optò per la strada che conduceva ad Ovest; De LaRey sempre a giocare a nascondino, Mike che preferiva pungersi con l’ortica e mulinare il machete come un frullino invece di camminare, più o meno agevolmente, sulla pista
La foresta, tuttavia, non è un parco giochi: in breve incontrarono uno sciame di api-chihuauha (non abbaiavano ma pungevano come disperate) che assaltarono il gruppo costringendolo a goffi smanacciamenti e mulinamenti di fucile per averne ragione. Qui Bananeira corse l’unico vero rischio della giornata, perché i due fenomeni di Mike e Andrew giocarono al tiro a segno con le api che la assaltavano, banfando di poterle uccidere senza sfiorarla. Lo Spocchia (e meno male) perse 50 crediti scommettendo che le avrebbero fatto saltare la testa, cosa che (grazie all’Imperatore) non successe; probabilmente Ella sganciò qualcosina, ma non lo diede a vedere. Proseguendo più o meno verso Ovest incontrarono di nuovo uno sciame di api anabolizzate, che il Tama cercò di decimare lanciando una granata, in effetti ridendo pure come un folle: Bananeira, invece, raccolta su se stessa invocò uno sciame di pipistrelli, che misero in rotta le api che non erano state disintegrate o spaventate dall’ordigno del bergamasco preferito del gruppo. Andrew, tuttavia, incassò il colpo più duro, restando vittima di un veleno incapacitante inoculatogli da una di quelle bestiacce. Dopo una giornata di marcia si arrivò al guado sul fiume, affrontato con alterne fortune: Mike passò senza problemi, mentre Spocchia e Bananeira ebbero qualche difficoltà ma riuscirono, aiutati da Luke, a passare l’ostacolo grazie alla corda che Mike provvidenzialmente passò da un capo all’altro del fiume. Accampatisi subito dopo, ancora bagnati e infreddoliti i compagni vennero assaliti da un nugolo di pipistrelli assetati di sangue, che in breve turbinarono tutto intorno al gruppo. I maschi del gruppo tennero a bada gli animali fino a che Bananeira non li mise in fuga quasi tutti, invocando una luce che scaturiva dalla sua mano (a breve l’illuminazione della pelata, accorrete numerosi!). Gli energumeni del gruppo fecero piazza pulita dei pipistrelli restanti, ma durante il corso della giornata successiva Andrew dovette essere stabilizzato dal servoteschio di Bananeira, consumando così l’ultima delle cariche… e che l’Imperatore vegli su di loro in modo da non ritrovarsi ancora in fin di vita.
In breve tempo arrivarono da un accampamento di giovani naturisti: mentre Bananeira li trovò discretamente gentili ed attraenti (aveva una mezza idea di mostrare al loro capo lo “Spirito della foresta” appartandosi in un cantuccio, ma non ne ebbe la possibilità) gli altri selvaggi membri della compagnia cominciarono a vessarli, insultarli, picchiarli, bollandoli come spacciatori ed eretici. Di perturbazioni nel Warp neanche l’ombra, ma nonostante il disgusto Ella decise di lasciarli fare, allontanandosi dopo un po’, disgustata da quella scena di infantile e gratuita violenza; se le cose fossero andate diversamente, probabilmente avrebbero potuto recuperare qualche erba curativa e un po’ di pippe, ma ormai…
Il viaggio di ritorno verso il fiume fu più rapido, anche se il guado vide appesi come tre deficienti Luke, lo Spocchia e Bananeira; a parte la comicità intrinseca della scena il gruppo non subì danni e poté proseguire nella sua caccia, a questo punto tornando indietro da dove erano partiti. Per ben due volte vennero assaliti dai lupi, ma la potenza di fuoco non indifferente di cui erano dotati permise di aver ragione degli assalitori senza troppe difficoltà.

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