domenica 27 dicembre 2009

Andrei Gheorghi Ivok

Per chi prestava servizio nel principale corpo di polizia Imperiale molte strade potevano portare alla morte. Ivok ne aveva scelta una che non solo portava alla morte, ma spesso anche all’annientamento totale.
EED. Esperto di Esplosivi e Demolizione, artificiere.
Forse non aveva scelto lui quella strada, forse non aveva scelto nulla, era nel suo destino e basta. Non avrebbe dovuto avere un punteggio di 6 su 6 ai test tecnici, non avrebbe dovuto avere una lettera di raccomandazione dal suo professore di chimica.
La sorte lo aveva portato verso un lavoro che non avrebbe mai pensato di fare.
A volte il suo compito consisteva semplicemente nel far saltare una porta blindata o un muro, in modo da permettere alle squadre swat di entrare in un edificio o in una nave sequestrata.
Altre volte c’era da fare esplodere un residuato bellico, o rendere inoffensiva una testata inesplosa.
Spesso il suo lavoro consisteva nel disinnescare bombe.
Autobombe, trappole esplosive, mine. Un’infinita’ di terroristi, cultisti, pazzi, malavitosi, mercenari costruivano e piazzavano un’infinita’ di tipi di bombe. Tonnellate di tritolo, dinamite, esplosivo di tutti i tipi, inneschi di tutti i tipi, l’intero campionario della demolizione totale.
Avevano iniziato il corso in 122 all’accademia EED.
7 di loro erano morti gia’ durante l’addestramento, a due anni dal diploma solo in 30 erano ancora vivi. Proprio il giorno del secondo anniversario dal diploma era stato il suo vecchio amico Lucas Bar a pescare la carta sbagliata.
Stava disinnescando una trappola esplosiva, 35 kg di plastico lasciato sull’arcata di un ponte da un gruppo terroristico mai sentito.
Forse aveva sbagliato qualche cosa, forse era stata solo sfortuna.
Di Bar era rimasto solamente un alone su un muro mezzo demolito dall’esplosione. La traccia di un corpo lasciata dalla carne, dal grasso, dalle ossa tramutati in gas incandescente.
Ivok aveva continuato a giocare con gli esplosivi senza che gli capitasse nulla….. fino al suo Giorno Nero,
Era stato chiamato per controllare una macchina parcheggiata davanti ad una scuola militare. Una soffiata aveva suggerito che fosse una bomba.
Aveva indossato una pesante corazza da artificiere ed aveva fatto un lento giro attorno all’auto, mentre una squadra di fucilieri di supporto creava un perimetro di sicurezza attorno a lui.
A prima vista sembrava un ordigno rudimentale. Quattro grosse bombole di propano con l’ugello aperto dentro l’abitacolo, im mezzo alcuni candelotti di dinamite. Una sveglia da cui uscivano alcuni fili elettrici scoperti legata al volante. Semplice ed efficace. L’abitacolo pieno di ossigeno e gas, la scintilla provocata dalla sveglia a fare da detonatore. Semplice ed efficace, economico.
Ivok aveva usato un lungo coltello dalla lama sottile per togliere un pezzo di guarnizione da un finestrino e poi aveva abbassato un vetro a meta’.
Si era seduto ad aspettare che il gas si disperdesse per poi entrare e finire di disinnescare l’ordigno, ma era stato assalito da un senso di insoddisfazione.
Qualche cosa non quadrava.
Si era alzato nuovamente alla ricerca di quel particolare fuori posto che il suo sesto senso gli aveva suggerito e dopo alcuni minuti lo aveva trovato.
La macchina era molto bassa sulle ruote di dietro, come se nel bagagliaio ci fosse qualche cosa di molto pesante.
Aveva aperto con cautela il baule, e davanti al contenuto era sbiancato.
Quattro granate da obice da 150mm collegate ad un complesso innesco.
Abbastanza esplosivo da spazzare via ogni forma di vita nel raggio di 150 metri.
Aveva seguito con calma i cavi elettrici attraverso il bagagliaio ed i sedili ed era arrivato a dei minuscoli sensori di movimento che puntavano verso le porte.
Se avesse aperto una portiera, o anche solo rotto un vetro i sensori avrebbero fatto esplodere diverse decine di kg di esplosivo militare spazzando via lui e la squadra di supporto.
Il bastardo che aveva preparato l’autobomba mirava ad ucciderli, e sapeva quello che faceva. I sensori erano roba costosa e sofisticata che non si comprava al supermercato di zona.
Ivok aveva fatto segno agli altri uomini di allontanarsi, si era tolto l’elmo per vedere meglio, conscio che la corazza lo avrebbe forse protetto dall’esplosione del propano ma non dalle granate. Aveva studiato nuovamente l’innesco alla ricerca della batteria di alimentazione ma non ;’aveva trovata.
Si era portato verso il cofano dell’auto e l’aveva aperto con prudenza.
Alla batteria della macchina era collegato un filo supplementare che andava verso l’interno, ed una nuova trappola esplosiva.
Ci aveva messo un’ora a smontarla ed a tagliare il filo.
A quel punto aveva tirato un sospiro di sollievo e si era asciugato il sudore. La squadra si era avvicinata nuovamente.
Ivok d’istinto aveva guardato in alto ed aveva visto su un tetto poco lontano un uomo guardarlo con un binocolo e mettere mano ad un cellulare.
Allora aveva capito …… anche il secondo innesco era una trappola, il terrorista aveva un comando a distanza per la bomba.
Ivok era riuscito a correre per alcuni metri, si era gettato dietro un pesante autocarro proprio mentre la bomba esplodeva.
Il mezzo gli era precipitato addosso ed improvvisamente tutto era stato buio.
Cinque uomini morti, lui in fin di vita per mesi.
Aveva avuto un braccio e tre costole rotte , aveva perso l’occhio sinistro.
Quando era riemerso dal coma uno psicologo militare lo aveva ritenuto non piu’ idoneo al servizio, e dopo tanti anni di servizio ad Ivok erano rimasti solo un’orbita vuota, una piccola pensione da veterano ed un lavoro mal pagato in una piccola polizia provinciale di un pianeta dimenticato dall’Imperatore

La mattina alzandosi si diceva -Almeno sono vivo - Ed andava a svolgere compiti infimi indegni della sua esperienza come EED, sempre piu’ stanco e svogliato, inconsapevole che la cattiva sorta non era ancora soddisfatta.
Una mattina stava preparando un detonatore che avrebbe usato per una piccola carica esplosiva ad uso minerario.
Lavorava sul detonatore a tempo lasciandolo attaccato alla spoletta proprio in mezzo al TNT. Una mancanza di prudenza incredibile per la quale i suoi istruttori gli avrebbero portato via la pelle dal collo. Imprudenza dovuta alla noia di quel lavoro di routine, mesi prima non avrebbe fatto nulla del genere.
Uno strano tipo busso’ al capanno chiedendo ad Ivok se aveva da cambiargli una banconota da 100 in spiccioli, che gli servivano per il carrello della Conad.
Andrei proprio quel giorno aveva preso il barattolo degli spiccioli con l’intenzione di cambiarli in banconote. Il barattolo era in ufficio e non gli parve vero dell’occasione di sbarazzarsi degli spiccioli senza dover pregare qualche noioso negoziante.
Sopra pensiero mise giu’ il detonatore ed inavvertitamente fece scattare il timer.
I due si portarono all’ufficio dove Ivok svuoto’ il barattolo.
Conteneva 114 monete da un dollaro, lo strano uomo li prese tutti lasciando in cambio sei banconote da 20.
Ivok tutto contento saluto’ l’uomo che si allontanava e fece per intascare le banconote quando un’esplosione gli fece capire che aveva fatto un’enorme cazzata.

Normalmente l’aver fatto esplodere la baracca e quel po’ di TNT gli sarebbe solo costato il posto di lavoro, la sfortuna voleva che fosse tempo di mostrare i muscoli per lo sceriffo del posto e quindi era finito pure in prigione.
Dopo una noiosa ramanzina si era trovato in un cortile con un gruppo di energumeni pelosi, la guardia della Conad ed un uomo che per lavoro uccideva ratti e scarafaggi.
C’era pure una figa di legno, antipatica come un dito nell’occhio, una mezza lesbica dalle mani adunche. In cinque minuti era riuscita a far picchiare se stessa e due detenuti dalle guardie, meglio starle alla larga.
Tutto sommato i trogloditi sembravano gente alla mano, nel complesso il posto faceva schifo come ci si puo’ aspettare da una prigione di campagna.
Mentre ivok pensava che peggio di cosi’ non poteva andare tra le acclamazioni della folla entro’ in scena Motombo, il gigante ricchione.
Lex artificiere ebbe per un attimo un bruttissimo presentimento, ma alla fine fu messo in cella con due altri.
Il buco del suo culo fece un sospiro di sollievo.
I suoi due compagni erano un piccolo truffatore, un borghesoccio molto nervoso, ed un grosso energumeno probabilmente li per rissa, un elemento da tenere d’occhio. Andrei era un passabile lottatore probabilmente non sarebbe stato un problema sistemare il teppista.

Andrei guardava attraverso le sbarre della cella, appoggiato al muro, meditando su quanto la sua vita stava cadendo sempre piu' in basso ed aspettando l'ora di cena per fare almeno due passi.
Giusto per non farsi mancare nulla, il ciccione pelato e puzzone con pretese da duro si mise ad attaccare briga.
Dopo una vita nelle caserme Andrei sapeva come trattare questi bulli, lo colse mentre scendeva dalla branda con un pugno devastante all'osso sacro mettendolo a ko. Avrebbe fatto anche di peggio al puzzone non si fosse messo in mezzo l'altro carcerato.
Seppe poi che anche gli altri si erano trovati malino con i compagnucci di cella, chi per aver ricevuto proposte oscene chi per aver ricevuto sbrloni, chi per averli cercati di sgozzare con i denti (Auron ) ed essere stato sedato.
La cena non era neanche male, non fosse stato per il fatto che il buon Motombo si mise ad inchiappettare il povero Auron, personaggio che gia' aveva seri problemi di autocontrollo e certo non era un esempio di bellezza.... ma bello e' cio' che piace non cio' che e' bello.
Dopo questa meravigliosa visione fu offerto loro di scegliere tra i lavori forzati ed il carcere in cella, e chi piu' chi meno scelsero di lavorare, fosse solo per stare un poco all'aria aperta.
La sera tutti fecero strani sogni... strani in modo inquietante su cui la mattina dopo la donna del gruppo prese ad indagare in modo petulante.
Le guardie avevano un concetto tutto loro di sicurezza per cui lasciavano tutta sta gente assieme con coltelli e forchette di ferro in mano. Giustamente il buon Auron, detto Auron dall'ano bollente, colse l'occasione per vendicarsi del buon Motombo e gli diede due buon coltellate, quasi ammazzandolo, e fu nuovamente sedato e portato via. Un vecchio scemo si suicido' nel mentre senza un apparente motivo
Andrei sempre piu' sconsolato penso che quel posto era veramente pericoloso e che se ne doveva andare alla svelta.

La giornata di lavoro dei carcerati si rivelo'faticosa ma tranquilla.
Andrei ebbe l'occasione di giocare un po' con gli esplosivi, altri si dieddero a spaccare la legna a colpi di ascia.
A parte qualche piccolo screzio tra detenuti una giornata liscia al termine della quale il piccolo gruppo si riuni davanti al vicedirettore.
L'uomo si sbottono con i carcerati parlando loro di attivita' caotiche sulle quali l'Impero stava indagando e propose loro una grossa ricompensa indirizzandoli verso un gruppo di guardie che era stato assunto di recente e sembrava essere il fulcro attorno a cui si sviluppavano stranezze grandi e piccole.
Andrei ascolto' con attenzione, transali brevemente sentendo la somma che gli veniva offerta pensando che se proponevano un tal compenso era perche' pensavano che non lo avrebbero dovuto poi pagare.
Tornarono ai loro alloggi, dove un compagno di cella mostro' di possedere strani poteri per intimorire il guerriero e chiedergli di fare il doppio gioco e stare dalla sua parte .
Un bel tutti contro tutti con loro come pedine.
La banda si incontro' nelle docce e decisero di provare a seguire il vicedirettore.
Ad un successivo incontro privato con Logan Andrei ebbe un indizio su chi potesse rappresentare il suo compagno di cella..... Inquisizione, sempre peggio.
Il giorno dopo nei boschi furono assaliti da una banda di cani selvatici.
I 4 enrgumeni pelosi erano armati di asce e coltelli a catena , Andrei delle sue sole mani.
Il guerriero vice le guardie che li accompagnavano estrarre le pistole e penso - meno male ci penseranno loro-
Un cazzo, Logan che era un bravo ragazzo ma di pistole non capiva un cazzo ne uccise uno per sbaglio, gli altri manco quello.
Andrei fu morso ma fece fuori una bestia a calci e pugni, gli altri ne spacciarono altre 3.
Tornati al campo base scoprirono che l'assalto dei canni selvatici era stata la parte bella della giornata.
Un terremoto squasso' il carcere ed un gigantesco braccio metallico emerse dal cortile.
Fu il panico, il fuggi fuggi.
Il povero Auron cu centrato da una tegola e stramazzo al suolo.
Corsero verso l'armeria recuperando per strada vicedirettore e guardie amiche e si trovarono a combattere contro una guardia pazza di rabbia ed armata di spada.
A risolvere la situazione fu l'omino della Conad che con un destro portentoso ruppe collo e testa alla guardia furiosa.
L'uomo Sali' non poco nella considerazione del veterano

La piccolo banda si diresse verso i magazzini mentre la terra tremava, e mentre Andrei razziava candelotti di tnt gli altri aprivano l'armeria. Curiosamente fu la strana coppia Darla Motombo ad avere la meglio sul cancello, grazie alla forza brutta di lei ed all'arguzia del negrone probabilmente.
In breve in guerriero si ritrovo' una piccola pistola alla cintura, un calibro 12 in mano ed un po' di esplosivo sulla schiena. L'uomo Conad era armato piu' o meno allo stesso modo ma sentendo la neccessita' di avere uno zaino corse a cercarne uno ..... e anche gli altri erano poi riusciti a procurarsi qualche cosa. Orius avrebbe voluto una spara chiodi, gli proposero pistole e armi di tutti i tipi.... ma senza la sparachiodi si ritrovo' indignato ed indisposto e preferi' rimanere disarmato.
Andrei si mise di guardia mentre gli altri cercavano di procurarsi cibo e attrezzi, mossa azzeccata perche' poco dopo arrivarono un paio di guardie idrofobe che l'ex Arbitres sistemo' in una breve sparatoria. Il 12 e' sempre un bel calibro.
Mentre Andrei ricaricava il fucile Darla ed il Legionario si misero a spogliare i corpi dei morti e curiosamente furono assaliti da un cyborg terminator che si rivelo' immune ai proiettili e dotato di un lanciafiamme con cui diede una rosolata ai tre. Odore di pollo bruciato ovunque nella prigione.
Motombo e Conad ripiegarono portandosi via i feriti, Andrei preparo' una carica da demolizione devastante con cui elimino' un paio di cyborg (perche' ne era arrivato un altro nel frattempo) e mezza prigione.
Uscirono dalle macerie abbastanza malconci ed attraverso il bosco ripiegarono verso un accampamento di Arbitres in ricognizione.
Andrei parlo' per mezz'ora con il legionario svenuto e Darla chiese se il manganello elettrico vibrava..... decisamente erano tutti un po' sfasati dopo i fatti del giorno.
Darla, invece di darla a tutti come richiesto a gran voce tento' di curarli con l'effetto unico e solo di stabilizzare chi gia' stava bene....... avrebbe appunto fatto bene a darla cosi' sarebbe stata darla di nome e di fatto.
Fuggirono comunque appena in tempo dato che iniziarono ad apparire mostri giganti che gli altri avevano visto nei sogni.... come Andrei aveva visto il gigantesco androide e la musica ossessiva.L'omino della conad continuava a chiamare il giga rinoceronte il Bue, aprendo un mondo su cosa si mangiava quando si prendeva manzo alla Conad.....
Gli arbitres li accolsero tra loro, anche perche' l'avvelenatore era un cuoco sorprendentemente bravo e Darla... be con quel nome..... faceva ben sperare.
Conobbero un medico prete, un po' di personaggi vari e risalto' fuori menarello con le sue proposte oscene.
A sera. Dopo l'ottima cena preparata dal bravo Orius, Andrei rifletteva sui fatti della giornata e del suo ritorno tra i ranghi degli Arbitres. Unico fatto buono nel marasma caotico che era diventata la sua vita ultimamente, vita che sarebbe probabilmente finita il giorno che l'inquisizione si fosse resa conto di cosa avveniva su quel mondo.
Un paio di incrociatori pesanti avrebbero sterilizzato il pianeta con tutti loro sopra probabilmente.... fu strappato dai suoi pensieri carichi di rosea speranza da un'ombra che passo tra guardie e sensori.
Un colpo del 12 piu' per avvertimento che per colpire qualche cosa e tutto l'accampamento fu sul piede di guerra.
Andrei guardo' insospettito Angel, la ragazza Arbitres che era fuggita dalla prigione con loro e che sembrava essersi trovata sulla strada dell'ombra ora scomparsa e risultava stranita.
Chiese a Darla (non di darla) ma di controllarla, perche' il suo sesto senso gli diceva che li si trovava il pericolo.